Figlio può cercare identità della madre anche in caso di parto anonimo

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Dopo quattro anni in attesa che il Parlamento si pronunci per colmare un vuoto legislativo è intervenuta la Corte di Cassazione.

Le Sezioni Unite hanno statuito che, in tema di parto anonimo, per effetto della sentenza delle Corte costituzionale n. 278 del 2013, ancorchè il legislatore non abbia ancora introdotto la disciplina procedimentale attuativa, sussiste la possibilità per il giudice, su richiesta del figlio desideroso di conoscere le proprie origini e di accedere alla propria storia parentale. Il figlio maggiorenne, dunque, può interpellare la madre che abbia dichiarato alla nascita di non voler essere nominata, ai fini di una eventuale revoca di tale dichiarazione, e ciò con modalità procedimentali, tratte dal quadro normativo e dal principio somministrato dalla Corte stessa, idonee ad assicurare la massima riservatezza ed il massimo rispetto della dignità della donna; fermo restando che il diritto del figlio trova un limite insuperabile, allorchè la dichiarazione iniziale per l’anonimato non sia rimossa in seguito all’interpello e persista il diniego della madre di svelare la propria identità.

Il presente articolo è riportato al fine di promuovere una discussione.