Mondo professionisti
Le novità previste dal ddl di riforma della professione forense all’esame della commissione giustizia della Camera
Da quando l’iscrizione obbligatoria alla Cassa Forense è divenuta realtà, le proteste degli avvocati non si sono mai sedate. Negli ultimi tempi, però, i contestatori si sono veramente “scatenati” criticando aspramente e da più pulpiti i costi esagerati dell’ente previdenziale degli avvocati che culminerà il prossimo 21 aprile con un assedio a Cassaforense. Adesso sembra che la musica cambi. All’esame della commissione giustizia della Camera c’è infatti un disegno di legge, presentato un paio di anni fa, che si occupa proprio delle questioni pensionistiche dei professionisti del foro, proponendo di spazzare via tanto i contributi minimi alla Cassa quanto l’obbligo di iscrizione. Con particolare riferimento ai contributi minimi, l’articolo 1 del ddl, tra le modifiche proposte alla legge numero 247/2012 prevede l’espresso divieto per Cassa Forense di esigere dagli avvocati dei contributi minimi obbligatori o altri versamenti che non sono calcolati in misura percentuale rispetto al reddito percepito dagli iscritti. La Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense, di conseguenza, negli intenti del ddl dovrebbe determinare con proprio regolamento le aliquote da applicare per il calcolo dei contributi, commisurate al reddito degli iscritti. Si dovrebbero individuare, contestualmente, anche le aliquote per le eventuali condizioni temporanee di esenzione o di diminuzione riservate ai soggetti che si trovano in condizioni particolari, indicate dettagliatamente dallo stesso regolamento. In ogni caso, il sistema pensionistico per tutti gli iscritti alla Cassa sarebbe quello di tipo contributivo. Con la quasi totale abrogazione dell’articolo 21 della legge professionale, poi, il DDL propone di spazzare via sia l’iscrizione obbligatoria alla Cassa che la necessità che l’esercizio della professione sia svolto in maniera effettiva, prevalente, abituale e continuativa pena la cancellazione dall’albo. E mentre l’assicurazione obbligatoria si appresta a fare il suo ingresso ufficiale nelle vite degli avvocati, con la proposta all’esame della commissione giustizia si tenta di tornare nuovamente a renderla una mera facoltà, con libertà per i legali di scegliere senza condizionamenti se sottoscrivere un’apposita polizza o no. La proposta di legge, infine, propone l’eliminazione del divieto di patti di quota lite, con l’abrogazione della previsione in forza della quale sono oggi vietati i patti con i quali l’avvocato percepisce come compenso una quota del bene che è oggetto della sua prestazione o della ragione litigiosa.