E’ opportuno partire dal dato di fatto che la Cannabis Sativa L è un prodotto dell’agricoltura che nulla ha a che vedere con le sostanze stupefacenti.
La prima disposizione normativa che regola il settore è la Convenzione Unica sugli stupefacenti di New York del 1961 (recepita nel nostro paese), la quale all’art. 28, rubricato “controllo della cannabis”, espressamente statuisce: “La presente convenzione non verrà applicata alla coltivazione della pianta di cannabis fatta a scopi esclusivamente industriali (fibre e semi) e di orticultura”.
Anche il TFUE (trattato sul funzionamento dell’Unione Europea) all’allegato 1 ricomprende la “canapa (cannabis sativa) greggia, macerata, stigliata, pettinata o altrimenti preparata, ma non filata; stoppa e casciami (compresi gli sfilacciati)” nell’elenco dei prodotti agricoli previsto dall’art. 38 del Trattato stesso.
Infine, il regolamento di Esecuzione (UE) n. 2015/220 della Commissione del 3.2.2015 “recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 1217/2009 del Consiglio relativo all’istituzione di una rete d’informazione contabile agricola sui redditi e sull’economia delle aziende agricole nell’Unione europea” ricomprende la canapa tra le piante industriali.
E’ di tutta evidenza, quindi, che quando si parla di Cannabis Sativa L si parla di una pianta industriale disciplinata da leggi specifiche ben distinte da quelle che regolano gli stupefacenti.
Nel quadro normativo sovrannazionale si inserisce la Legge 242/2016 che è rubricata “disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”.
In detta legge sono anche ricompresi incentivi economici da destinarsi al miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nella filiera della canapa.
Non si riesce a comprendere, dunque, la ratio di una eventuale “battuta di arresto” nello sviluppo del settore, e quali possano essere gli eventuali interessi protetti.
E’ utile osservare che in Italia il mercato della canapa offre a vario titolo lavoro ad oltre 10000 addetti e conta di un fatturato di 150 milioni di euro nel solo 2018.
Le previsioni europee per la canapa industriale prevedono un indotto di 36 miliardi di euro entro il 2021.
E’ un’occasione importante in un periodo difficile per la nostra economia che assolutamente non possiamo farci sfuggire.
Giuseppe LIBUTTI
Avvocato in Roma