Se ci accorgiamo che l’avversario ha messo mano a un’argomentazione con cui ci batterà, spiega Arthur Schopenhauer in “L’arte di ottenere ragione”, non dobbiamo consentire che arrivi a portarla a temine, ma dobbiamo interrompere, allontanare o sviare per tempo l’andamento della disputa e portarla su altre questioni.
Un altro trucco consiste nel forzare la consequenzialità: «Dalla tesi dell’avversario si traggono a forza, attraverso false deduzioni e deformando i concetti, altre tesi che non vi sono contenute e non corrispondono affatto all’opinione dell’avversario, ma sono assurde e pericolose». E ancora: «Qualora non si sappia opporre nulla alle ragioni esposte dall’avversario ci si dichiari, con fine ironia, incompetenti. Quello che lei dice supera la mia debole comprensione: sarà senz’altro giustissimo, ma io non riesco a capirlo e rinuncio a ogni giudizio».
Infine: «Suscitare l’ira dell’avversario, perché nell’ira egli non è più in condizione di giudicare rettamente e di percepire il proprio vantaggio. Si provoca la sua ira facendogli apertamente torto, tormentandolo e, in generale, comportandosi in modo sfacciato».