In questi giorni si fa un gran parlare di legge elettorale, date le circostanze.
I sottoscritti insieme all’avvocato Felice Besostri e ad altri colleghi fin dall’approvazione della legge elettorale combatte una battaglia contro questa legge, definita dallo stesso segretario Letta “la peggiore legge elettorale di sempre” senza, però, che il suo superamento abbia mai fatto parte dell’agenda parlamentare.
Tutto ciò è davvero grave se si pensa che legge elettorale è considerata la regina delle leggi proprio per il ruolo che svolge all’interno della nostra democrazia.
Invero sono sempre più le persone che mi chiedono come funzionano i collegi plurinominali (per esempio) e sono veramente in imbarazzo nel dover rispondere che in primo luogo votando il candidato all’uninominale la scelta ricadrà autonomamente anche sul primo nominato del collegio plurinominale, in automatico ed a prescindere dalla volontà del cittadino elettore.
Inutile dire che diventa davvero difficoltoso spiegare e comprendere il meccanismo attraverso il quale, tra i vari nominati, si sceglierà l’eletto nei collegi plurinominali.
Eppure il meccanismo di elezione dovrebbe essere chiaro a tutti.
Tornando alla battaglia fatta nei tribunali per ridare dignità al voto degli italiani, essa è iniziata attraverso la proposizione di un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato, subito dopo l’approvazione a colpi di fiducia del Rosatellum; già questo costituisce una grave anomalia se si considera che l’art. 72 della Costituzione recita che: “la procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale..”.
Di certo la procedura che richiede la fiducia non è una procedura che può definirsi “normale”.
Tutto ciò si può semplificare come il parlamento che legifera contro gli interessi del popolo
Non vi è nulla di democratico, infatti, nel lasciare che i rappresentanti parlamentari vengano nominati dalle segreterie di partito e non eletti attraverso la libera scelta del popolo; infatti, nel Rosatellum il voto non può definirsi né libero, né eguale e né segreto secondo quanto statuito dall’art. 48 della Costituzione.
Per tornare alle battaglie giudiziali, confermo che sono diversi i ricorsi che sono sub judice, che chiariranno la costituzionalità o meno di questa legge elettorale; inutile ricordare che l’Italia è il paese nel quale già altre due leggi elettorali, l’Italicum ed il Porcellum, sono state dichiarate incostituzionali.
Certo è che non ci si può abituare al disinteresse della politica per questioni così rilevanti dal punto di vista costituzionale.
Il quadro così delineato è, se possibile, aggravato dall’art. 6 bis D.L. 41/22 che consente l’esenzione dalla raccolta firme per quelle liste che hanno “preso” l’1% alle elezioni del 2018, ma solo se in coalizione. L’esclusione da tale esenzione per le liste che hanno raccolto l’1% senza correre in coalizione è veramente inspiegabile, oltre che in contrasto con numerose norme costituzionali, e fa apparire detta deroga come una norma ad personam per alcuni prescelti partiti.
Occorre mobilitarsi con urgenza avverso questa ulteriore violazione.