L’HUFFINGTON POST
Giustizia, il cammino della riforma torna in salita: niente fiducia e Piercamillo Davigo contro
Ieri la fronda del presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Piercamillo Davigo contro le modifiche al codice penale, oggi le perplessità del governo sull’ipotesi della fiducia al Senato. Per il ministro Andrea Orlando e il suo progetto di riforma, la strada si fa più in salita alla vigilia dell’esame in aula del provvedimento, gravato di circa 400 emendamenti e dalle infinite trappole disseminate da potenziali 200 voti segreti.
L’autorizzazione al voto di fiducia era attesa nel Consiglio dei Ministri di oggi che in questo modo poteva mettere in sicurezza il provvedimento ricalcando lo schema approvato in commissione e frutto della mediazione del ministro che aveva neutralizzato i malumori dei senatori di Area Popolare. Ma ora tutto si fa più difficile specie per le norme più delicate come quelle riguardanti la prescrizione e dell’intero pacchetto di modifiche al processo penale e la delega al governo sulle intercettazioni. La necessità di blindare il provvedimento riguarda naturalmente l’elevato numero di emendamenti presentati che “se li dovessimo discutere e votare uno a uno la riforma non la approveremmo mai”, ha detto il ministro Orlando che negli ultimi mesi ha speso tutte le energie per tenere insieme gli equilibri di maggioranza, le pressioni della magistratura e pure le critiche dello stesso Pd.
Nonostante l’intesa dei giorni scorsi, uno dei relatori, Felice Casson, non ha rinunciato a tre dei suoi emendamenti tra i quali quello che chiede lo stop della prescrizione del processo dopo la condanna di primo grado. Sono questi i massi piazzati sulla strada del voto che comincerà domani e che potrebbe mettere a rischio il fragile accordo. Le tensioni nate intorno all’ipotesi della fiducia però sono confermate anche nei corridoi del Senato e la resistenza arriverebbe proprio dal ministero dei rapporti con il parlamento con la sponda di Palazzo Chigi. Sul perché il ministro della giustizia Orlando sia lasciato solo a fronteggiare questa partita, resta un mistero.
È vero che l’orizzonte di Renzi è per le prossime settimane solo quello del referendum e della legge di bilancio e proprio per questo vorrebbe evitare frizioni nella maggioranza o fiducie mal digerite. I numeri al Senato sono sempre fragili e nel caso del provvedimento sulla giustizia il premier non può certo contare sull’aiuto dei verdiniani di Ala. Un clima poco adatto per ingaggiare un altro braccio di ferro, con le nuove norme sulla prescrizione, particolarmente avversate dall’opposizione di centrodestra e dagli ultragarantisti, e che faticano a uscire dalle secche di Palazzo Madama. Nicola Corda