IL SOLE 24 ORE
I nuovi confini del diritto e della civiltà
di Franca Deponti
Lun.26 – Chi temeva o, viceversa, chi sperava che con l’introduzione delle “nozze gay” ci fosse un boom di matrimoni arcobaleno deve fermarsi a riflettere: i numeri sono piccoli e le celebrazioni si trasformano ancora in eventi mediatici, come è successo qualche giorno fa alla prima unione civile officiata da Virginia Raggi, complice anche il cono di luce oggi concentrato sulla sindaca di Roma. Nessuna corsa, dunque, nessuno stravolgimento epocale della società. Ma il confine che segna l’avanzamento delle libertà e dei diritti è stato varcato anche in Italia e le norme si stanno traducendo in fatti reali, dentro i destini delle persone. Persone vere, in carne e ossa. Che ora, indipendemente dall’orientamento sessuale, hanno diritto ad assistere il partner in ospedale, a ereditarne sostanze e pensioni, a assere tutelati in caso di rottura del legame. A essere, insomma, “coppia” di fronte al mondo.
Accantonato il rabbioso accapigliarsi degli opposti schieramenti dello scorso inverno – soprattutto sullo spinoso e irrisolto tema adozioni – varata la legge Cirinnà, questo è il frutto concreto. E non si dica che è poco.
Il bilancio dei numeri – sicuramente parziali dato anche che le norme attuative hanno solo un paio di mesi – non racconta le vite dei protagonisti. Né le difficoltà burocratiche dei Comuni che si sono dovuti attrezzare come front-line delle nuove aggregazioni familiari, compresa la registrazione delle convivenze e dei contratti di convivenza. Ma le prime centinaia di unioni civili italiane fanno da capolinea alla tormentata strada percorsa per arrivare qui. Dopo l’Europa (quasi intera); 11 anni dopo la “cattolicissima” Spagna. E allo stesso tempo disegnano il percorso che verrà, che non si può conteggiare in chilometri.
Secondo un aforisma attribuito al Mahatma Gandhi la civiltà di una società si misurerebbe da come tratta i suoi animali. Aforisma ripreso e declinato (e bistrattato) in mille modi: la civiltà dipenderebbe da come si trattano le donne, o i bambini, oppure gli anziani o i malati. O i carcerati, o i gay. Il fil rouge è però sempre lo stesso: la tutela delle parti deboli, delle minoranze. Anche e soprattutto, quando la maggioranza non è d’accordo.
Di Franca Deponti